Io, sbirro a Palermo. StrisciaL’Antimafia intervista Maurizio Ortolan, ex Catturandi e non solo..
Lo scorso 19 agosto nel corso di una lunga live sul canale Tik Tok di StrisciaL’Antimafia ho avuto modo di affiancare Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia ed ex affiliato alla ‘ndrangheta crotonese, nell’intervista a Maurizio Ortolan, uomo dal curriculum di tutto rispetto: ex alunno di Aldo Moro durante gli studi universitari che lo hanno condotto a laurearsi in Scienze Politiche, ex Catturandi con il cui team ha contribuito all’arresto di Provenzano, ex componente del Nucleo Centrale Antimafia che lo ha visto seguire il sequestro di Cesare Casella, il suo primo incontro con Giovanni Falcone avvenuto nel 1987 e, infine, autore del libro “Io, Sbirro a Palermo”: un elenco limitativo rispetto alla realtà dei fatti.
Ciò che ne è risultato è stato un salto nel passato attraverso gli occhi di chi, in prima linea e sulla propria pelle, visse gli attimi di tensione che convolsero il nostro Paese.. dai grandi sequestri targati anonima calabra al periodo stragista.
Maurizio Ortolan non è stato solo un professionista, ma anche un uomo che ha saputo narrarci riflessioni, dubbi, paure, certezze e quel senso di aver compiuto il proprio dovere, che si traduce nel credere profondamente in quanto si decide con coscienza e passione di compiere.
“Ora sono in pensione” spiega, “ma se lo Stato mi desse un’altra occasione, sicuramente, la prenderei in considerazione. Ma fino a quando ciò non accade, rimango tranquillo a fare il pensionato”.
“Hai raccontato di essere stato in Aspromonte per via del sequestro Cesare Casella quindi, parliamo di anonima sequestre calabra”, incalza Luigi: “Sì, facevo parte del Nucleo Centrale Antimafia che si occupava dei fatti più gravi: indagini di antimafia con Giovanni Falcone e sequestri di persona, parecchi, all’epoca. Il sequestro di Cesare fece molto scalpore perché la madre del ragazzo si recò in Aspromonte e qui si incatenò per ottenere l’attenzione dei mezzi di informazione” prosegue raccontando la cattura di Provenzano e il suo ricordo di Giovanni Falcone, dunque, ci spostiamo a Palermo: “Sono rimasto sotto certi aspetti deluso. Quando arresti una persona dopo quarantatrè anni, te lo immagini diverso a quello che poi ti trovi difronte. Onestamente, avere davanti un persona, tutto sommato, semi analfabeta con difficoltà di salute, uno domanda: Davvero questo è il capo della mafia?Al di là di questa delusione, c’è stata l’infinita soddisfazione per aver portato a termine un lavoro che durava da troppi anni. L’ultima volta che, invece, vidi Falcone fu pochi giorni prima della sua morte.. gli stavo consegnando una rogatoria firmata da Paolo Borsellino per un arresto da eseguire in Germania.”.
Da bambina, dopo gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino, mi sono subito chiesta: “E adesso? ” ho colto, quindi, l’occasione per formulare una domanda precisa : ” Dopo le stragi in cui hanno perso la vita Falcone, Francesca Morvillo, Borsellino e i loro agenti di scorta, hai mai avuto il timore che tutto fosse finito? Che la lotta alla mafia si fosse conclusa? “
“No, anzi, è sorto il pensiero contrario. Dopo Capaci ma, soprattutto, dopo via D’Amelio ho pensato la stessa cosa che mi è passata per la mente all’epoca del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, cioè che quella sarebbe stata la fine delle Brigate Rosse, allo stesso modo, dopo le stragi appena citate ho pensato che esse avrebbero costituito l’inizio della fine di Cosa Nostra”.
Il metodo Falcone insegna” Segui i soldi e troverai la mafia”, utile a spiegare il fenomeno infiltrazioni: dove si gestiscono flussi di denaro le mafie tentano di intrufolarsi: vincono se vigono fragilità e instabilità politica.
È doveroso sottolineare che lo Stato in sé non è mafia, fatti di cronaca raccontano la collusione tra apparati politici e criminalità organizzata, il mio comune di residenza, ad esempio, anni fa, è stato sciolto per infiltrazione mafiosa, ma non generalizziamo, perché ci sono persone che, giorno dopo giorno, instancabilmente, agiscono per contrastare la cosiddétta società deviata.
Comprendo la rabbia e la stanchezza di coloro che si sentono senza futuro a causa del lento declin oa cui stiamo assistendo, da cittadina devo però aggiungere che non possiamo addossare la lotta alle mafie a tecnici, magistrati e forze dell’ordine, perché sono i nostri piccoli gesti a fare la differenza, certo non cambieremo il mondo, ma costituisce un buon inizio.
Ciò che non accetto e mai accetterò è la classica frase: “Sono amico/amica di tutti, anche dei mafiosi, perché loro aiutano”.
Ricordatevi che questi soggetti, a lungo andare, tornano a chiedere il conto, il quale è a tal punto salato da generare un circolo vizioso.. e chi ci guadagna non siete certo voi.
L’intera video intervista è online per poterla visionare accedete al canale YouTube di strisciaL’Antimafia.
https://www.youtube.com/watch?v=nXZtbOLj0mY
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