Criminalità giovanile e baby gang.
Ad oggi, il fenomeno della criminalità giovanile è una delle problematiche che, presa su scala nazionale, suscita maggior preoccupazione.
I dati riportati dal Ministero della Giustizia e aggiornati allo scorso 15 luglio, raccontano di una vera e propria emergenza in corso: vi è, difatti, una crescita esponenziale di minori e giovani adulti che, a seguito di provvedimenti di natura penale, sono presenti nei Servizi minorili residenziali o in carico ai Servizi sociali per i minorenni.
A fini informativi, l’analisi che è opportuno compiere sfiora tre differenti sfere: giuridica, sociologica e psicologica.
Tecnicamente, gli Uffici di Servizio Sociale o USSM, intervengono in ogni stato e grado del procedimento penale quindi, dal momento della denuncia a quello della conclusione del percorso giudiziario; l’intervento sul minore prende il suo corso su segnalazione da parte dell’autorità giudiziaria, prosegue con la raccolta di documentazione circa la personalità del ragazzo, l’elaborazione dell’inchiesta sociale di base, concludendosi, infine, con la redazione di un progetto educativo e l’attuazione dei provvedimenti disposti dal giudice.
Sono diverse le strutture che, in funzione della situazione del minore, si occupano dello stesso e lo seguono, passo dopo passo, nel suo percorso psico-pedagogico.
I Servizi minorili residenziali, si distinguono in : Centri di prima accoglienza, i quali accolgono temporaneamente il minorenne fermato o arrestato in flagranza di reato dalle forze dell’ordine su disposizione del Procuratore della Repubblica per i minorenni, le Comunità ministeriali e del privato sociale, gli Istituti penali per i minorenni.
Infine, l’Amministrazione gestisce i Centri diurni Polifunzionali, ovvero servizi non residenziali il cui compito è accogliere quotidianamente il minore o giovane adulto dell’area penale o in condizione di disagio sociale il cui rischio è cadere nel meccanismo della devianza.
All’interno di essi vengono offerte attività educative, di studio, ludico-ricreative e di formazione-lavoro.
Fatta questa premessa, la domanda che tutti dobbiamo porci è : perché?
Innanzi tutto, è bene precisare le primarie espressioni attraverso cui si esprime questa spinta alla delinquenza: reati contro il patrimonio, in particolare furto e rapina e reati contro la persona,nello specifico lesioni personali volontarie.
Si registrano, altresì, violazioni delle disposizioni in materia di sostanze stupefacenti, non solo per un proprio uso, ma anche dirette allo spaccio.
Nei casi più bravi si giunge all’omicidio.
Per trovarne una ragione, occorre tenere in considerazione l’unicità di ogni vissuto: a molti sfugge, ma i nostri adolescenti, quando abbandonati a se stessi e privi di un efficiente ascolto parentale, sviluppano delle modalità di comunicare il malessere che li avvolge, sempre.
L’adolescenza sappiamo che rappresenta un periodo molto delicato nel quale ha luogo il passaggio dall’infanzia all’età adulta.
In questo passaggio assume primaria importanza il processo di separazione/individuazione che conduce il ragazzo a costruirsi una sua identità che si avvia verso una propria autonomia e, dunque, a una dimensione di distanziamento dalle figure genitoriali.
Succede che, se la relazione con queste figure e l’impatto che con esse abbiamo avuto nel corso della nostra crescita non è così sicura, questo svincolo diventa difficile e può generare smarrimento.
Tutto ciò, sovente si traduce in banalizzazione del disagio emotivo.
Sintetizzando: disagio generazionale, situazioni familiari problematiche e criminalità viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda.
Distaccandoci da dinamiche di carattere psicologico, spesso, i modelli aggressivi dell’adulto trasmessi continuamente da tg, serie tv e da contenuti testuali prevalentemente musicali, abbassano il livello di percezione del crimine, laddove non esiste una valida guida in grado di spiegarne l’oggetto con occhio critico, creando, conseguentemente atti emulativi.
Quando entriamo nel merito della delinquenza minorile, inevitabilmente, ci addentriamo nel concetto di devianza, ovvero quell’insieme di comportamenti che si allontanano dalle norme sociali, che portano alla violazione di esse: trasgredire significa, in tal caso, assumere un’identità all’interno di un contesto sociale.
Altre cause, sono legate alle difficoltà economiche familiari, il cui status di povertà veicola il soggetto all’emarginazione, non voluta dallo stesso, ma messa in atto da coloro che appartengono ad ambienti benestanti.
Il discorso emarginazione è, inoltre, strettamente legato ad aree periferiche svantaggiate e a minoranze etniche, circostanze che, senza valido supporto Istituzionale, divengono un input al compimento di atti criminali.
Non dobbiamo, inoltre, scordare quei contesti disfunzionali, nei quali il crimine è l’unico modo per sopravvivere, realtà fragili dove manca il giusto intervento Istituzionale, nelle quali le Associazioni di categorie vengono lasciate sole, un quadro, quindi, che rende i nostri ragazzi facili prede del circuito mafioso che ad essi strappa il futuro.
A toccare, ancora una volta, l’adolescenza, è la questione baby gang.
Può accadere che la forte necessità di sentirsi parte di un insieme di pari tipica di questa età, di affermarsi e di essere riconosciuti a livello sociale, conducono l’adolescente ad individuare il proprio gruppo di appartenenza in aggregazioni di piccoli criminali.
In tal modo, nascono le baby gangs, i cui appartenenti sono mossi dal desiderio di riscatto, dalla volontà di trasgredire per sentire invincibili, seminando terrore tra coetanei e adulti.
La letteratura insegna che i componenti di queste bande non sempre sono soggetti problematici, sempre più spesso, esse vengono alimentate da giovani appartenenti famiglie benestanti, che scelgono la micro-criminalità per manifestare il proprio tormento interiore.
Previa analisi, però, è possibile arginare l’estendersi di tali eventi.
Ruolo fondamentale, ovviamente, spetta alle famiglie, il cui compito è educare.
In realtà, l’attività genitoriale deve riuscire a dosare una serie di elementi quali comprensione, affetto e controllo. Non è semplice, ne sono consapevole, proviamo a riflettere su quanto i nostri figli ci chiedono, e questo è possibile solo ascoltandoli.
Importante è anche il ruolo della scuola, primo contesto nel quale i bambini iniziano a tessere le prime vere relazioni sociali, in quanto, fino ad allora, l’unico rapporto con l’alterità è avvenuto con il proprio nucleo famigliare.
Infine, essendo l’alba di un nuovo Governo è graditissima, da parte del nuovo staff che prenderà le redini del Paese, una maggior attenzione verso i giovani e il loro avvenire.
Restiamo, conseguentemente, in attesa di sensate politiche giovanili.
Per maggiori info sul tema visitate il sito del Ministero della Giustizia
https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_12_1.page?facetNode_1=0&facetNode_2=1_2%282019%29&facetNode_3=4_55&facetNode_4=0_6&facetNode_5=1_2%28201907%29&contentId=SPS196617&previsiousPage=mg_1_12