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Arte, emozioni e colore. Intervista a Will Paucar, artista astrattista.

| Mara Cozzoli |

Vi sono storie che amo raccontare. Vite che optano per drastici tagliamenti i quali si traducono in scelte vincenti.
Dialogo, oggi, con Will Paucar, ex white-collar ora pittore, astrattista nello specifico.

Si racconti ai nostri lettori: so che il suo passaggio al mondo dell’arte ha dell’incredibile.

Io ho una laurea in economia e lavoravo nel settore finanziario ed energetico, ad un certo punto ho sentito che qualcosa mi mancava.
Il mio obiettivo, in passato, era avere successo come il mondo diceva che dovevi avere: arrivare ad avere una certa posizione, qualcosa di fisso e avere stabilità; proprio quest’ultima era la mia prigione.
Dopo aver raggiunto questa stabilità mi sono sentito soffocare, allora ho deciso di abbandonare quella vita e partire per un viaggio al fine di trovare ciò che mi mancava, sebbene non sapevo cosa stessi cercando.
L’arte mi ha sempre affascinato, ma non l’avevo mai praticata e neanche faceva parte del mio percorso formativo.
Nei mie viaggi, alla fine, ho trovato l’arte: giravo per mostre, conversavo con artisti e mi trovavo a mio agio, sembrava che loro mi capissero..
In conclusione, è questa la strada che poi ho imboccato.

Cosa è successo quando per la prima volta ha stretto tra le mani un pennello e si è confrontato con una tela?

Ho sentito il colore scivolare, espandersi ed era come se l’avessi sempre fatto.
Ho iniziato a creare perché mi faceva stare bene, sentivo il bisogno di scavare dentro di me e trovare risposte.
Le parole per me erano limitanti, non erano abbastanza, erano standardizzanti.
Più dipingevo, più imparavo a conoscermi.

Molte delle sue opere sono costituite in serie. Da esse emergono molto le componenti emotiva, psicologica e introspettiva.
Focalizziamoci su questo punto.

 
Esatto, come dice lei, io lavoro in serie,
Quando dipingo, prendo un concetto e lo racconto, racconto l’emozione che sprigiona.
Molti artisti hanno lavorato sull’oscurità, sulle ombre perché, alla fine, gran parte della nostra vita la passiamo nell’oscurità, senza conoscere.
Questa parte voglio narrare: partire da un’ombra e mano a mano trovare la luce.

Awarness

L’ombra sono io e, piano piano, vado scoprendomi.
Quando un concetto giunge al mio cuore, alla mia anima, io prendo quattro o cinque tele e le dipingo tutte insieme, nello stesso momento, fino a quando questa scarica emotiva non termina
L’artista è come una spugna, infatti, io prendo  la tristezza, la sofferenza che mi viene narrata dall’altro spingendomi oltre arrivando, quindi, all’evoluzione di questo stato,  oppure il dolore del mondo.
A questo dolore, cerco di dare luce, guardo la sua evoluzione, del resto, non potrei identificare la felicità se non ci fosse infelicità.
Non potrei conoscere la gioia se non conoscessi il dolore.
Magari, parto da un colore chiaro per passare allo scuro e tornare al chiaro.
Creo quando sono in equilibrio, quando viaggio su quel filo sottile rappresentato da felicità-tristezza.
Non posso conoscere l’altro se non conosco me stesso, è una sorta di sano egoismo, entro nelle mie fragilità.
Penso che le rotture che abbiamo dentro sono perfezioni, cerchiamo di non vederle, ma ci sono e io le cerco e le immortalo.

Come riesce a rendere a vive queste fratture gettandole sulla tela?

Affrontandole,  più guardo una spaccatura, più mi avvicino a quella che la segue, mi incuriosisce.
In realtà, essa non è solo dentro di me anzi, a volte, la vedo attraverso gli occhi altrui.
Voglio leggere l’anima e gli occhi sono la prima cosa che guardo in una persona, spesso, attraverso chi mi sta difronte vedo me stesso.

Provo a girare la domanda: in che modo l’arte le permette di leggere l’altrui frattura?

Nel corso dei miei viaggi ho avuto la fortuna di incontrare sciamani in Amazzonia che mi hanno insegnato ad ascoltare il silenzio interiore e a connettermi con la natura, a guardare oltre l’apparenza.
Questo ha aiutato molto il mio processo creativo, rendendolo estremamente sensibile.
Forme e colori che metto su una tela sono il racconto a parole di quanto un’anima mi sta trasmettendo anche stando muta.
Si ricordi che l’arte non giudica.

Associazione colore ed emozione. Cosa puoi dirmi?

I colori hanno varie sfumature, lei può passare dal giallo alle sue differenti sfumature e raccontarsi attraverso quella che pensa sia adeguata.
Si può utilizzare un miscuglio, una combinazione di colori  e interpretare così le proprie emozioni.

Infine, vorrei fossi lei a spiegare  “Ascension”, serie che amo in modo particolare.

Che tra l’altro è un opera di quella serie che ci ha permesso di incontrarci.

Esatto.

Quella serie è stata studiata durante un mio spostamento dal realismo all’astrattismo.
Ogni serie è stata per me uno studio di tecnica, racconto, padronanza del colore e del materiale che utilizzo.
Con “Ascension” sono passato dallo studio della proporzione al mondo dell’emozione di base astrattista.
In particolare, la figura piano piano si dissolve, unendosi all’universo per andare oltre ciò che i nostri occhi vedono.

Ascension

Mara Cozzoli

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