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L’arte di Mario Vespasiani nel ricordo di coloro che hanno dato la vita.

| Mara Cozzoli |

Dopo le opere dedicate al capitano Nobile e al Generale Dalla Chiesa, la memoria storica conduce, ora, a Salvo D’Acquisto.

Ci sono uomini che percorrono la loro epoca con un tempo proprio e senza adattarsi alle mode del presente, uomini e donne che si aprono strade solitarie, incomprensibili ai più, inseguendo non vetrine bensì visioni e ideali nei quali credono.
Percezioni e stati d’animo pronti a esprimere un concetto di vita che oltrepassa tanto il visibile quanto il tangibile.
Mario Vespasiani fa parte di quelle rare eccezioni capaci di intrecciare cultura a manualità, originalità a sentimento.
Uno di quelli che non possono dimenticare le tradizioni e i fautori delle fondamenta della democrazia, ma che al contrario sono in grado di dar loro nuova energia, aggiornando l’insegnamento ricevuto, nella lingua attuale. Vespasiani non è l’artista delle provocazioni e delle azioni rumorose è bensì una sorta di mistico-samurai che si muove coi suoi tempi, che sono quelli propizi per offrire una traccia, una riflessione, per poi appostarsi come una tigre. E le opere che nascono fuori dai cicli tematici ben rappresentano questi balzi, segnali che la grande arte – in una società sovraesposta – sa mantenersi a freno e svelarsi quando è il momento. L’opera dedicata al valoroso Salvo D’Acquisto, si colloca sulla scia dei dipinti che l’artista ha riservato ai personaggi leggendari, anche se non necessariamente celebri. Vespasiani guarda al simbolo e sa bene che la sua arte ha un ruolo che si rivolge al sacro, avanguardia anomala nell’odierna società nichilista e per questo procede, illumina, innalza come nessun altro: lavora unendo passato e futuro ma più di tutto le forze che mantengono unite tali distanze.

Consegna ufficiale del ritratto del Generale Dalla CHiesa alla presenza della Banda dei Carabinieri.

Il 23 settembre 2023 è stato celebrato l’ottantesimo anniversario della tragica scomparsa di Salvo D’Acquisto, vice brigadiere dei Carabinieri, barbaramente ucciso dalla follia nazista. Ricordo amaro quanto pregno di significato è ancora oggi immaginare un giovane uomo andare incontro al martirio, ma a maggior ragione considerare di offrire la propria vita al posto di quella di 22 innocenti, scelti frettolosamente – dopo l’esplosione forse accidentale di una granata – e destinati ad una fucilazione di rappresaglia, ha qualcosa che supera la dimensione del coraggio ed entra in quella della fede. Un racconto carico di commozione e di significato, perché sottolinea quanto sia cara la libertà e quanto sia arduo il compito di ogni generazione nel mantenerla viva e luminosa come una fiamma. Se da un lato è fondamentale il valore della memoria storica, dall’altro quello della responsabilità quotidiana garantisce un servizio di custodia di ciò che spesse volte sembra dato per assodato, mentre è invece frutto di un costante impegno fatto di difesa (dei valori fondamentali) e di avanzamento (sulle caratteristiche di ogni epoca).

In questo muoversi lungo la prima linea della cultura è emblematico il lavoro di Mario Vespasiani che da sempre si è spinto nei sentieri inesplorati del sapere, attraverso i quali ha mostrato l’indagine dell’assoluto, i confini del bene e del palese.
Un artista dalla rara sensibilità in grado di decifrare il presente in chiave teorica con i suoi scritti e con sue le rassegne sul pensiero contemporaneo, come in termine pratico mediante le sue opere. Nel corso del tempo ha studiato attraverso il tema del ritratto i personaggi più significativi della nostra epoca e parallelamente ha svolto un ammirevole lavoro sulla memoria, dando nuova luce a personalità del passato che in certi momenti hanno incrociato la sua ricerca.

Il ritratto dedicato a Salvo D’Acquisto non fa eccezione, un’opera dall’evidente raffinatezza stilistica che intreccia varie chiavi di lettura: quella emotiva è naturalmente la prima che salta all’occhio ma, come vuole la ricerca di Vespasiani, occorre scendere nel profondo per cogliere gli altri riferimenti possibili.
 Il volto nei suoi acquerelli appare sempre speculare, nella cui parte bassa non vengono riportati gli occhi, ad indicare la nostra incapacità di vedere fisicamente chi è scomparso, ma anche ad identificare la sua anima che si sdoppia dal corpo fisico, continuando a persistere. Sullo sfondo sventola nel cielo azzurro un tricolore reso stilizzato: nella parte sinistra, il drappo verde riprende le colonne tortili del baldacchino di San Pietro, ad incoraggiare la causa di beatificazione, nella parte destra il lembo rosso avvolge le spalle del Carabiniere come il classico mantello dei supereroi, sottolineando l’aspetto concreto e non cinematografico di una persona reale che si è spesa totalmente.
Al centro del cappello la fiamma dell’Arma prende i contorni divini del Sacro Cuore mentre in alto si legge una frase del vice brigadiere partenopeo che ha reso immortale il suo ricordo e commosso l’artista, al punto da dargli pieno risalto nel dipinto: «Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura! ».

Mario Vespasiani con questi ritratti non intende solo rendere omaggio con la sua arte ai grandi uomini, non si tratta solo di pregevoli ricordi, bensì è un’azione che prova a mettere in circolo quelle forze che li hanno guidati. Individui guardati e nominati intensamente per fare in modo che le loro qualità scendano su di noi, che siano al nostro fianco. La rilevanza artistica e umana di Mario Vespasiani è tale che, ad oggi, è l’unico artista ad aver esposto al Museo Storico dell’Aeronautica Militare e al Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri, per il suo alto valore professionale e per le sue opere di solidarietà gli è stata consegnata nel 2022 dal Generale Rosario Aiosa la targa del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

In occasione di tale anniversario Papa Francesco, rivolgendosi agli ufficiali e ai militari dell’Arma dei Carabinieri ricevuti in udienza in piazza San Pietro, ha puntualizzato il concetto manifestato da Vespasiani: “Come non vedere sullo sfondo di questa storia drammatica e toccante l’imitazione di Gesù che, inviato dal Padre per manifestarci il suo amore, ha dato la vita per liberarci dal potere della morte, ha preso su di sé le nostre colpe, si è caricato delle nostre sofferenze, si è addos

Mara Cozzoli

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