Alunni svogliati, la risposta di Paolo Crepet
Crepet noto psichiatra, sociologo e scrittore pone una riflessione sulle scuole, dicendo di diffidare da quelle che hanno il 90% dei promossi. Perchè mettere sullo stesso piano uno studente che mette passione, si incuriosisce, si impegna con uno che non ha voglia di fare nulla? Bisogna difendere la meritocrazia.
Ormai la scuola è una sorta di Grande Fratello. Lo psichiatra propone una soluzione controcorrente all’indolenza scolastica giovanile, lasciare che i giovani gestiscano autonomamente i loro doveri scolastici.
I genitori dal canto loro dovrebbero adottare un atteggiamento di maggiore distacco, ricordando ai figli che “la scuola è il loro lavoro”. Cadere e rialzarsi sono fasi del processo di crescita e apprendimento. Crepet suggerisce un ritorno ai metodi educativi tradizionali con una riflessione sulla solitudine, isolamento che l’uso della tecnologia eccessiva porta nei giovani. La scuola deve educare, tirar fuori talenti, capacità e aspirazioni; deve essere teatro di crescita civile, il luogo dove nascono e crescono affetti, sentimenti, si affermano le prime amicizie, che in molti casi dureranno tutta la vita. Lo psichiatra invita i genitori a saper dire di no e a non aiutare i ragazzi, a responsabilizzarli invece. Certo si può cadere, sbucciarsi le ginocchia, ma si può anche mettere un cerotto e ripartire.
I docenti sottolineano l’ansia e lo stress che caratterizzano i ragazzi. Secondo lo psichiatra causa dell’aumento di queste situazioni è anche il registro elettronico. Tale strumento interferisce con la relazione di fiducia tra genitori e figli, oltre a creare un eccessivo controllo che può essere controproducente. I genitori non devono più “entrare a scuola”. La tendenza all’ iperprotezione da parte dei genitori mina profondamente l’autorità degli insegnanti instaurando un rapporto di sfiducia e conflitto. Questo atteggiamento non fa che aggravare la situazione, contribuendo alla difficile gestione del rapporto educativo. E’ essenziale un impegno condiviso per invertire la rotta e costruire una società più responsabile, dove la scuola possa nuovamente essere vista come un luogo di crescita, di educazione e di rispetto.