Lady Bic, l’artivista dai capelli verdi. Intervista ad Adele Ceraudo.
Verdi i suoi capelli, mix di talento e stile, strumento di lavoro una semplice penna Bic.
Lei è Adele Ceraudo. Quarantasettenne artista contemporanea.
In svariate occasioni è stata chiamata a rappresentare l’eccellenza italiana all’estero.
2014, Melbourne
2018 , Barcellona
2019, Istituto Italiano di Cultura di Osaka, in cui nell’anno del cinquecentenario della morte di Leonardo, è stata esposta “ La Donna Vitruviana”, rilettura in chiave femminile del celebre disegno “L’uomo Vitruviano” attribuito a Leonardo, genio del Rinascimento Italiano.
Back Stage ” Io non sono Pazza”
1) Quando hai capito che l’arte sarebbe diventato per te un vero e proprio lavoro?
A metà anni ’90 iniziai con teatro e cinema, sentivo che fare l’attrice era quello che più si avvicinava alla mia vita. Non credevo, ancora, che il disegnare potesse divenire mestiere. Vicissitudini personali mi hanno costretto a ritirarmi e per alcuni anni ho dovuto occuparmi di altro, cercando di nutrire e allenare corpo, mente e spirito. Nel 2005 ho ripreso la penna in mano ed ho compreso che l’arte, la rappresentazione artistica nelle forme del disegno, originale e seriale e che l’interpretazione scenica, del concetto di “rinascita” erano di fatto la mia vita, non potevo proprio fare altrimenti. Lo spiegai ai miei familiari. Mi sostennero. L’Arte divenne il mio mestiere.
2) Raccontati, raccontami tutto ciò che ritieni fondamentale affinché il tuo lavoro venga maggiormente compreso.
Non so bene come si faccia, se esiste realmente una ricetta affinchè il lavoro di un artista venga maggiormente compreso. Mi sto affidando a chi sa farlo. A volte io stessa capisco e assumo la consapevolezza, solo dopo anni, di ciò che ho creato, inizialmente semplicemente, seguendo le sensazioni e l’intuito più profondo. Di sicuro il mio essere donna, donna del sud cresciuta in una cultura maschilista e patriarcale, a tratti violenta, cattolica e conformista, è stato fondamentale nella mia mission, come anche gli studi artistici, la facoltà di architettura a Firenze, l’amore per la bellezza e l’armonia, l’essere stata ballerina, atleta e attrice, come anche l’aver subito esperienze traumatiche in tenera età, aver attraversato lunghi periodi di autolesionismo, passando per veri e propri inferni per poi esserne uscita, morendo e rinascendo più volte…ecco, tutto ciò che ho vissuto o subito, studiato e amato, mi rendono la donna e l’artista che sono ora e cerco di esprimerlo e rappresentarlo per mezzo della performance statica, le immagini fotografiche, il video, il disegno con la penna Bic che poi diviene quadro pittorico e poi, la performance scenica. Ogni fase è irrimediabilmente legata alle altre ed io sono la protagonista, poiché nessuno meglio di me può esserlo, cercando, in prima persona di donare un soffio di luce e speranza, ispirazione e bellezza, amore e rispetto per il corpo e l’essere femminile.
3) “La Donna Vitruviana” appartiene alla collezione “Le affinità elettive”, dove alcune tra le più note opere della storia dell’arte italiana sono state reinterpretate in chiave femminile. Disegni a Bic, serie di scatti fotografici. Punto focale tu, che ti immedesimi, ad esempio in Dio al momento della Creazione.
Com’ è nato questo progetto?
Era il 2011, vivevo a Roma ed avevo avuto già alcune importanti esperienze e gratificazioni professionali. Tra queste, due partecipazioni in collaborazione con il Prof.Vittorio Sgarbi, quasi in contemporanea tra esse: la mostra e pubblicazione “L’Ombra del divino nell’Arte Contemporanea” a Venezia, e la 54esima edizione della Biennale di Venezia d’Arte Contemporanea. In entrambi i casi ho proposto (quasi per caso) la mia reinterpretazione di icone della nostra cultura e storia dell’arte: Sant’Agata nella prima, La Meditazione (tratta da Francesco Hayez) in Biennale. In entrambe le raffigurazioni, il corpo della donna aveva subito violenza, sfruttamento e martirio…lo trovai talmente forte, emozionante, attuale nelle problematiche sociali e di genere, e infine così tragicamente bello da far nascere in me, in maniera del tutto naturale, il desiderio di proseguire su quella strada. Utilizzare le immagini icona della nostra cultura per esprimere, trasformare, sensibilizzare su secoli di mala educazione e oscurità, ritenuti quasi normalità. Seguendo il mio gusto, ho disturbato i grandi della storia dell’arte: Leonardo, Michelangelo, Bernini, Caravaggio, Canova, Hayez, Reni. Non solo, ogni immagine di riferimento, da interpretare per mezzo di una performance statica, che comprende set fotografico, scenografia e trucco, l’avrei fatta realizzare ognuna da un fotografo diverso. Un progetto, qualcuno mi disse al tempo, quasi impossibile da realizzare per la sua complessità…
La Donna Vitruviana
4) Al centro delle tue opere il corpo e la sua nudità, una donna, il tuo corpo.
Quest’ultimo è uno strumento di comunicazione, traduce ciò che non riusciamo a esprimere a parole, trasmette emozioni e disagi. Che rapporto hai con la tua fisicità?
Altalenante. Decisamente. È indiscutibile per me l’uso del nudo, qualunque accessorio sul corpo leverebbe purezza e bellezza. La mia fisicità, dal 2011, da quando cioè ho compreso e deciso che io sola potevo e dovevo mettermi in gioco con corpo e anima, ha assunto una ulteriore valenza, rispetto ad un passato difficile. La ricerca interiore, con tutti gli sbalzi, i cicli, le curve, le cadute, si è sempre rivelata per mezzo del corpo. Io sono il mio corpo, coerente ad una costante instabilità. Il mio essere si manifesta per mezzo di esso. E per mezzo di Lui e del mio dono, cioè la capacità di rappresentare in Arte, comunico e diffondo emozioni e sentimenti universali, ovvero appartenenti a tutte le donne che ho incontrato, abbracciato, sostenuto e ascoltato. Tante.
5) È indiscutibile la componente sociale insita nelle tue raffigurazioni. Quanto l’arte deve essere provocatoria affinché il messaggio giunga?
L’Arte, ho studiato e imparato che, è lo specchio della società, nella valorizzazione o contestazione di essa. Ogni scuola, movimento o corrente artistica, letteraria, o culturale solitamente è caratterizzata da un programma di rottura o rinnovamento rispetto al panorama esistente, con l’obiettivo di provocare reazioni, di sensibilizzazione, di scostamento dalle zone di conforto, di riflessione e/o presa di coscienza e consapevolezza. Altrimenti rimarrebbe un puro esercizio estetico, accademico e decorativo e, soprattutto, esclusivamente autoreferenziale.
Crista, Disegno a Bic su Carta
6) Hai usato la creatività per dar voce a donne vittime di violenza fisica e psichica. A tuo parere, in quale misura questo settore può influire sul cambiamento socio-culturale di cui ancora siamo in attesa?
Quando ho iniziato non pensavo di avere questo scopo. Per me era un bisogno, un’esigenza e urlava direttamente dalle viscere. Dovevo disegnare, facendo fotografare il mio corpo, uscito indenne e rimasto forte e potente, nonostante me stessa. Un cambiamento socio-culturale va costruito da quando sei ancora nella pancia di mamma e poi nutrito quotidianamente con la buona educazione, cultura civica, comunicazione, gentilezza, amore e bellezza. L’Arte può e deve essere il medium, giocoso ma profondo, muovendosi su più livelli, poichè può toccare la sfera etica, estetica ed emotiva.
7) Come interpreteresti Santa Caterina Da Siena e la sua Santa Anoressia?
Conosco, ahimè, sin troppo bene i disturbi dei comportamenti alimentari, sono stata bulimica da quando sono diventata “signorina”, il mio corpo cambiava e, non somigliavo più all’idea di immagine che pensavo che gli altri avessero di me. Mi abbuffavo e vomitavo. È stata tra le dipendenze più devastanti della mia vita e, ancora oggi devo fare attenzione a non ricadervi…
L’altra faccia della medaglia è l’anoressia, l’astenersi dal mangiare. È tutto collegato alla contemporaneità ma si può rintracciare sin dall’antichità e in particolar modo nell’influenza della Chiesa Cattolica, l’istituzione che più di tutte le altre per secoli ha plasmato la cultura dell’Occidente e l’ha riempita di misoginia in tutti gli aspetti della quotidianità. In particolare, la questione dell’anoressia ha riguardato il rapporto ricco di tensioni e contraddizioni che la Chiesa ha avuto con le sue stesse sante. I riti del digiuno fanno da sempre parte delle pratiche religiose. Il cibo è stato spesso considerato un tramite attraverso il quale le forze demoniache si impossessavano del corpo delle persone. Studierei approfonditamente la sua storia e poi di botto mi verrebbe l’idea di come rappresentarla, di solito viene nei sogni, e se fosse necessario, diventerei Lei, perdendo anche 20 kg, come ho già fatto in passato per rappresentare Gesù in croce, al femminile naturalmente.
8) Sei stata spesso all’estero, rispetto al nostro Paese, quanto rilievo viene dato ad arte e cultura?Talvolta mi viene da pensare che l’Italia possieda così tanta bellezza, Arte e Cultura da darla per scontata. Non sono un’esperta per poter giudicare i comportamenti del nostro Paese ma quando vengo invitata all’Estero sono spesata e pagata, accolta come una Maestra. Da noi no. Amata e stimata da una molteplicità di individui e ciò mi riempie d’amore e forza, indispensabili per proseguire e fare sempre di più.
9) Nel 2019, in Italia, quant’è difficile emergere in campo artistico per una donna?
Bisogna essere guerriere, di talento, forza ed energia inverosimili, combattere stereotipi, limiti culturali preimpostati che ti classificano ancore come madonna o puttana, per forza madre o per forza in carriera, bella o intelligente e sono le donne stesse, ahimè, ancora troppo spesso a rendere disponibile una offerta di compra vendita, tra sesso e potere. Dobbiamo credere fortemente in noi stesse, creando obiettivi da raggiungere, senza dover necessariamente cercare di somigliare agli uomini, perdendo dunque della femminilità la capacità di accogliere, l’intuito e la dolcezza, la comprensione profonda e l’attitudine ad accettare le differenze altrui rendendole ricchezza.
È difficile. Ma io amo essere donna. Fermamente.
10) Quale consiglio ti senti di dare a tutti quei giovani che decidono di intraprendere il tuo stesso percorso?
Di non mollare mai e di non dare ascolto a nessuno. Ciò che è necessario è l’assoluta onestà intellettuale. Bisogna avere il coraggio di intendere profondamente, se quello dell’Arte è il mestiere che davvero vuoi e, se hai le carte in regola, se realmente possiedi capacità, talento e cose importanti, per te, da esprimere e che solo tu puoi esprimere, allora devi lavorare, lavorare, vivere intensamente e lavorare. Senza ombra di dubbio. Sennò perdi tempo. Ed il tempo è prezioso.
11) Ripenso a Flaubert e all’immedesimazione di sé in Madame Bovary.
Cosa significa per un’artista immedesimarsi nella propria opera?
Quando ero più giovane lessi il romanzo e vidi il film. Non fu difficile immedesimarmi. Vivevo, allora, una vita di illusioni romantiche, totalmente dipendente da vari veleni della vita. Dovetti morire per poi rinascere, abbandonare ogni struttura legata al passato, ai traumi e alle ferite, in un periodo di ricostruzione duro e faticoso. Dolorosissimo. Oggi mi sento una persona libera e sicura, appassionata ma concreta, visionaria e razionale assieme. E mi immedesimo in ogni mia Opera, dandole tutta me stessa, anima, corpo, sesso, erotismo, spiritualità e militanza, in maniera luminosa e leggera. Non potrei fare altrimenti.
12) Infine, puoi darmi qualche anticipazione circa i tuoi progetti futuri?
Certo che si, volentieri. Da 6 mesi a questa parte ho al mio fianco Alessio Musella, mio responsabile comunicazione e marketing strategico e i miei impegni sono triplicati, inoltre, in maniera gioiosamente trasversale. In questo periodo di tempo sono già accadute esperienze lavorative, artistiche, sociali e umane di cui sono profondamente grata, da cui sono nati ulteriori progetti, prodotti e creazioni. Ora stiamo lavorando su più livelli, dal cinema, al palcoscenico, la radio ed i workshop internazionali, progetti all’interno di carceri femminili, e poi la moda e la performance in Museo ed in Gallerie d’Arte Contemporanea di prestigio. Barcellona, Milano, Roma, Dubai, Hong Kong, Cosenza, Firenze…queste sono solo le tappe certe.
In conclusione, ringrazio Adele per la disponibilità.
Ringrazio io voi, quando ho l’occasione di rispondere e scrivere così, ho l’opportunità di rivedere, riflettere e conoscermi un po’ di più.
Grazie di cuore.