Annarita Briganti racconta Coco Chanel e Alda Merini.
In occasione della Giornata Internazionale Della Donna, Annarita Briganti, scrittrice e firma di Repubblica da ben tredici anni, autrice dei saggi editi Cairo, Alda Merini – L’eroina del caos (2019) e Coco Chanel – Una donna del nostro tempo (2021), sorti con il proposito di restituire alle donne il proprio valore, nel corso della diretta condotta da Eva Musci direttrice artistica Voci della Storia festival storico letterario, organizzata dal Comune di Novate Milanese, alla presenza di Roberto Valsecchi, assessore al diritto allo studio, cultura, sport e comunicazione , ha analizzato due grandi personalità quali Alda Merini e Coco Chanel.
Alda e Coco, donne dalla complessa psicologia, simili e dissimili allo stesso tempo, la cui esistenza fu segnata da traumi e conflitti interiori.
Entrambe vissero in contesti storici estremamente duri, se la poeta sopravvisse alla seconda guerra mondiale, la modista che rivoluzionò il concetto di femminilità respirò tanto il primo, quanto il secondo conflitto mondiale.
Rispetto ai tempi, ebbero la forza di slegarsi dalla prigione costruita intorno al genere femminile..
Innanzi a noi, due infanzie in salita, partite dal niente, pronte a sfidare convenzioni sociali avverse.
Chanel nacque in condizione di estrema povertà, perse la madre da bambina e un padre del tutto assente la spedì dalle suore.
Proprio la mancanza della figura paterna ne condizionò il rapporto con gli uomini.
In seguito ai bombardamenti, l’abitazione di Alda venne distrutta e la famiglia fuggì a Vercelli.
Da adulta entrò e uscì frequentemente da strutture manicomiali e sottoposta a elettroshock.
Donne tormentate, devastate, solitarie e alla perenne ricerca d’amore, il cui percorso personale forgiò il carattere e ne influenzò inevitabilmente le scelte.
Differenti, in quanto Alda fino all’ultimo dei suoi giorni cercò di colmare il vuoto d’amore, atteggiamento che non tenne invece Coco, la quale fuggì sempre da ogni relazione sentimentale non funzionale.
Lo stile di vita condotto comportò conseguenze sul piano dell’equilibrio psicofisico.
Il rapporto con la maternità fu sofferto e controverso.
Alda, madre di quattro figlie, a causa delle problematiche che l’afflissero non riuscì a seguirle giorno dopo giorno.
Coco ebbe un figlio, ma le normative non le concessero il riconoscimento in quanto ragazza madre.
Tramite Eva Musci, che ringrazio, ho avuto modo di porre una domanda ad Annarita: “Quali furono i tratti che contraddistinsero la psiche di queste due grandi donne?”
Alle lettrici di Milano più Sociale la risposta: “Essendo due grandi donne, ebbero una personalità e quindi una psiche molto complessa, come piace a me. Amo le donne complesse, ferite, traumatizzate e sporcate dalla vita, ma anche e soprattutto capaci di rialzarsi, di essere più forti di tutto, di guardare sempre avanti, di non voltarsi mai indietro, di realizzare i propri talenti e di seguire la propria visione, di costruire qualcosa di grande, di regalarci bellezza come continuano a fare. In comune ebbero sicuramente la solitudine che le caratterizzò sempre, nonostante vivessero immerse nella folla, circondate anche da persone che volevano sfruttarle, come capita spesso a donne esposte ( e questo lo so bene), il successo, il talento, la capacità di essere più aventi rispetto alla loro epoca e di essere più forti di una società molto maschilista che tentò in ogni modo di tappare loro le ali. La differenza più grande fu sicuramente quanto loro vollero condividere della propria psiche e della propria intimità con gli altri. Alda Merini si diede al mondo nuda, non solo metaforicamente, ma anche fisicamente. Chanel fu più simile a me. Ebbe una corazza molto spessa. Quindi, vince chi riesce a guardare dentro e oltre questa corazza. In entrambi i casi parliamo di due grandissime donne di cui non possiamo fare a meno, e che sono le prime due tappe di un progetto letterario, culturale, sociale e politico da parte mia, che prevede la restituzione della vita alle grandi donne”.
Il mio auspicio è che questi trascorsi, seppur difficoltosi, non furono d’ostacolo al successo finale, possano fungere da monito, non solo a noi donne che viviamo l’incertezza creata da un’emergenza sanitaria, ma altresì alle generazioni future.
Che queste donne possano radicare nella mente di ognuna di noi, come costanza e volontà ferrea nel perseguire i propri obiettivi (piccoli o grandi che siano) costituiscono i migliori punti di forza.